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Monti, il bullone e la medaglia De Coubertine

Eugenio Monti non è uno degli sportivi italiani più noti e conosciuti, ma per colpire l’occhio attento di un poeta della parola sportiva come Gianni Brera e avere così un soprannome tutto per sé bisogna avere qualcosa di speciale. “Il rosso volante”, così Brera chiamò quel ragazzo dai capelli di un colore acceso che vide sfrecciare sulla neve con addosso un paio di sci. Monti però è ricordato come straordinario interprete del bob perché un grave infortunio lo costrinse a lasciar perdere racchette e discese.

Il talento però è talento e allora, nonostante il cambio di disciplina, i risultati per Monti continuarono ad arrivare. In totale, nel 1964, ha già conquistato 8 titoli mondiali e due medaglie d’argento olimpiche ai giochi invernali di Cortina del 1956. Il nome del “rosso volante” rimarrà per sempre scolpito nella storia dello sport per colpa, anzi per merito, di un episodio incredibile accaduto ai giochi olimpici invernali di Innsbruck.

 

 

Per l’oro olimpico non sembrano più esserci possibilità e invece, a 40 anni, Monti è di nuovo in competizione a Grenoble nel 1968. E questa volta non solo vince, esagera, portandosi a casa due titoli, nel bob a 2 e in quello a 4. La vittoria più bella, però, è quella che gli viene riconosciuta dopo il suo gesto di Innsbruck, quando, primo atleta della storia, riceve la medaglia Pierre De Coubertin, nota anche come “medaglia del vero spirito sportivo”. Dalla sua nascita sono solo 18 le persone a cui è stata assegnata.

 

One comment

  1. Federico Citella

    Storia davvero interessante! Non vedo l’ora di leggere la prossima!

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